Skip to content

Il progetto “Gioca allo sport. Cambia il mondo” è pensato per intervenire in quei contesti in cui la crisi legata all’emergenza Covid-19 ha reso ancora più sfilacciate le maglie del tessuto sociale. L’obiettivo è quello di riuscire a costruire, con gli strumenti tipici dello sport, una rete di sostegno capace di generare luoghi e spazi in cui, soprattutto i soggetti più fragili, possano recuperare socialità e opportunità relazionali. La convinzione fondante è che lo sport sia un fatto sociale“Gioca allo sport. Cambia il mondo” si pone infatti l’obiettivo di restituire alla pratica sportiva, quel ruolo naturale e fondamentale di agenzia educativa e leva sociale.

Per riuscire ad individuare azioni che incidano, non solo sullo stile di vita, ma anche e soprattutto sulla crescita personaleemotiva culturale delle persone coinvolte, il progetto si muoverà su più livelli. L’obiettivo è quello di riuscire ad intervenire su alcune fragilità che incidono sulla qualità della vita dei cittadini e sulla piena possibilità di esercitare il proprio diritto alla felicità. In questo senso l’attività progettuale si focalizzerà sui bisogni, espressi o latenti, di alcune fasce della popolazione che necessitano di un sostegno concreto per ottenere la piena integrazione e coinvolgimento sociale.

Per lavorare sulla percezione che le differenze di ogni tipo possono essere accolte in qualsiasi attività, senza creare distinzioni ma semplicemente imparando a conoscerne le specificità, è fondamentale che la proposta sportiva e formativa non crei divisioni ma “metta insieme”, declinando solo gli approcci e i contenuti di intervento.  Il nostro intervento sarà quindi su più fronti: disagio socio-economico, povertà culturale, pari opportunità, disabilità intellettiva e contrasto dell’inattività. L’approccio è quello di intervenire mettendo in contatto tutte queste questioni. Il senso è agire sulla intersezionalità dei diritti, utilizzando l’esperienza del progetto come laboratorio di cambiamento culturale.

Disagio socio economico, povertà culturale: Una delle criticità forse più rilevanti, non solo di ogni fenomeno di drop out giovanile, è la difficoltà di uscire da un contesto sociale che non permette evoluzione personale. Una questione che tende a cristallizzare le distanze sociali, lasciandole in eredità di generazione in generazione. Il progetto coinvolgerà gruppi di ragazzi tra i 6 e i 16 anni, che attraverso l’accesso alle esperienze sportive e al “gruppo” potranno entrare in contatto con conoscenze, opportunità, desideri, che possono avere un impatto decisivo sulla vita futura. Il diritto al gioco e alla attività sportiva diventa così una chance di formazione. Una occasione per i bambini e gli adolescenti che vivono in contesti sociali svantaggiati, nel disagio familiare e nella precarietà, di accedere alla dimensione culturale. In questo senso, la pratica sportiva, va oltre il diritto ad uno stile di vita sano e ad uno sviluppo fisico equilibrato, ma può incidere, sulla capacità di sviluppare una personalità equilibrata e di costruire la propria l’autostima in un contesto sereno e propositivo.

Pari opportunità: Il progetto si concentrerà sulle differenze di genere. Il punto focale è l’opinione che le donne hanno sul proprio ruolo all’interno del sistema sportivo. Lavoreremo su due binari differenti, uno concepito per le dirigenti interne all’Ente, su gruppi volutamente disomogenei per favorire il racconto di due generazioni di donne (20-45), e l’altro per le bambine/adolescenti tra i 6 e i 16 anni, proponendogli discipline che l’immaginario collettivo percepisce come maschili. Due strade, un unico obiettivo: cambiare la percezione dei ruoli destinati “naturalmente” alla appartenenza ad un genere per abbattere i pregiudizi culturali.

Disabilità intellettiva: le disabilità che incidono sulle dinamiche del comportamento e sula capacità di entrare in relazione con l’altro sono spesso fortemente escludenti. La qualità della vita delle persone con disabilità, almeno quella apprezzabile attraverso il grado di soddisfazione per i suoi principali aspetti, dipende dal livello dell’attività e della partecipazione che queste persone sperimentano nella vita quotidiana, che è correlata all’ambiente che le circonda. Da questo punto di vista, la partecipazione alla vita culturale ha un significativo effetto positivo sulla soddisfazione. Anche in questo caso la scelta della disomogeneità delle face di età (12-60) è legata all’esperienza dei nostri territori sulla possibilità di inserimento di questa tipologia di destinatari nella maggior parte delle attività pensate per tutti, con lo scopo di mostrare ai cosiddetti normodotati la possibilità di entrare in relazione con la disabilità intellettiva semplicemente trovando piani di linguaggio comuni attraverso la pratica sportiva.

Dialogo interculturale: Sport e integrazione da sempre rappresentano un binomio importante per la crescita delle nuove generazioni. Negli ultimi anni, c’è stato un aumento dei flussi migratori, in particolar modo dalle zone dell’Africa SubSahariana e dai paesi mediorientali. Come evidenziato da alcuni studi riportati dal CNR, lo sport è un ottimo mezzo d’integrazione e di relazione sociale, che mette le persone nelle condizioni di stringere rapporti e di creare opportunità di dialogo e di confronto tra loro. Al centro del rapporto tra sport ed integrazione c’è il concetto di Fair Play. Il fair play, inteso come valore morale alla cui base si pone la collaborazione e il rispetto altrui, è di fatto un concetto che accomuna sport e integrazione, e i valori di cui lo sport è portatore, in ragione della loro universalità, possono teoricamente porsi come fattore di base dell’unità di un Paese.

Le giornate di incontro aperte alla comunità: Un tassello importante per completare il percorso di coinvolgimento dei partecipanti e integrarlo con un momento di contatto delle ASD e SSD con la popolazione del proprio territorio, saranno gli incontri aperti a tutti. Ogni gruppo coinvolto nella programmazione sportiva settimanale infatti, aprirà una volta al mese, prevedibilmente nel week-end, le porte della propria esperienza per testimoniarla nel proprio contesto di riferimento, famiglie e comunità del proprio quartiere/comune (tenendo conto delle differenza di densità di popolazione di ogni realtà). L’obiettivo è far “sperimentare” e “improvvisare”, anche ad altri, una delle discipline sportive previste nel progetto. In questa occasione la disciplina sarà destrutturata al massimo e trasformata in gioco, in semplice momento aggregativo e di divertimento. Il focus di questa attività progettuale è infatti quello di:

  • “Minare” la convinzione che fare sport equivalga ad allenarsi con sacrificio.
  • Restituire ai partecipanti la consapevolezza che il movimento è un gesto naturale.
  • Lavorare sulla sensazione di non compiere un esercizio per la forma fisica ma una semplice riappropriazione di movimenti connaturati al corpo umano.

In queste occasioni i partecipanti si trasformeranno in ambasciatori dello sport contribuendo, guidati dagli istruttori alla promozione di modelli positivi, socializzazione, capacità relazionali, valori comuni, salute. La giornata sarà progettata in spazi aperti, abitualmente frequentati dalla comunità in cui allenatori e partecipanti si presteranno ad essere “tutor sportivi di strada” per coinvolgere il numero maggiore di persone. La realizzazione di questa attività sarà declinata in linea con la normativa covid per avere pieno controllo sulla sicurezza sanitaria.  La giornata si svolgerà su due livelli:

  • Operativo: ogni partecipante potrà coinvolgere direttamente due persone del proprio nucleo familiare per una attività sportiva di 2 ore.
  • Relazione: le persone contattate nell’arco della giornata saranno avvicinati da animatori sportivi/allenatori che li coinvolgeranno nel “provare” piccole attività sportive.

In sintesi: Al centro di questo percorso su più livelli c’è la convinzione che la condivisione di momenti di attività sportive e formative possa essere uno strumento di cambiamento per superare una cultura della divisione o della specificità. “Gioca allo sport. Cambia il mondo” agirà quindi su più tematiche, ma non in un’ottica di gruppi di intervento distinti, bensì come progettualità unica. Per riuscire a comporre le attività capaci di intercettare queste urgenze, il progetto coinvolgerà più attori a livello territoriale, Centri Regionali e Provinciali Libertas, ASD e SSD, Istituzioni scolastiche e associazioni ed Enti del Terzo settore. L’attività progettuale coinvolgerà tutti i Centri Regionali Libertas per un totale di 20 territori operativi a cui andremo ad offrire:

  • Competenze di coordinamento e supervisione delle attività territoriali
  • Competenze e strumenti/materiali di comunicazione pubblica per promuovere le attività locali
  • Attrezzature/infrastrutture/materiali sportivi per promuovere le attività locali
  • Collaboratori sportivi per erogare le attività locali

FONTE: www.libertasnazionale.it

Torna su

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie di Google Analytics per monitorare le visite e per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Se continui a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o se clicchi su "Accetto" permetti il loro utilizzo.

Chiudi